4 mag 2013

Andrea Fedeli e il mobile premiato


Andrea Fedeli


Alla fine degli anni 90 forse e più ridondante alla fine del millennio mi chiamavano le agenzie formative ad insegnare in corsi di formazione sulla tarsia e il restauro del mobile antico; e in uno di questi corsi che mi offrirono di invitare artigiani qualificati nel settore del restauro ligneo. Un giorno girando per Firenze con mia moglie Rosanna passando per san Lorenzo la mia consorte mi fece notare che su una bancarella c'era un libro che nella copertina riportava un tarsia prospettica, il trattato parlava del restauro di manufatti lignei, lo comprai a dieci mila lire, cominciai a consultarlo e trovai delle documentazioni su interventi di restauro eseguiti su tarsie rinascimentali da parte di un certo Andrea Fedeli membro della mia stessa Associazione di appartenenza la CNA. Francamente rimasi stupefatto dalle opere che aveva restaurato e per la loro importanza, io non avevo mai toccato una tarsia originale del quattrocento e non ne avevo visto ombra nella mia scuola ad Anghiari. Pensare che un artigiano aveva restaurato tutte quelle tarsie e noi alla nostra amata scuola non ne avessimo neanche avuto l'opportunità di osservarle negli anni scolastici mi faceva ritenere di trovarmi ad un restauratore di alto livello.
Andrea Fedeli
Con l'aiuto della mia Associazione mi riuscì ad invitare ad un corso d’aggiornamento il Fedeli, tutto contento mi prestai ad invitare anche gli insegnanti di laboratorio della mia scuola visto e considerato che la lezione di aggiornamento si teneva nelle aule della medesima. Pensai di fare opera gradita ma gli insegnanti non ne venne neanche uno forse non si aspettavano o non credevano alle mie deduzioni. Andrea Fedeli si presentò nel pomeriggio prestabilito dalle lezioni, mi aspettavo una persona piena di se per la sua esperienza e indiscussa competenza visto le varie recensioni a suo carico. Il personaggio si dimostrò una persona alla mano con una disponibilità assoluta e mi colpìi la sua naturalezza a trattare e a spiegare con naturalezza i suo interventi di restauro di altissimo valore che aveva operato nella sua carriera. L'artigiano con la A maiuscola documentò le sue varie esperienze sul restauro durante la lezione e si rimase affascinati dal fatto che operava in tutti i settori della conservazione delle arti. Io un artigiano così non credevo che ci fosse, la mia concezione era quella della specializzazione, chi restaura i quadri, chi rimette a posto i mobili chi lavora nei lapidei e così via. Questo signore le faceva tutte, ma chi è un extra terrestre mi domandai, e pensare che è cosi tranquillo e senza boria, se qualcuno avesse quelle doti si pomperebbe come un compressore. Come san Tommaso gli chiesi di visitare la sua bottega di Firenze volevo rendermi conto in maniera tangibile delle cose che ci aveva detto durante il corso. Proposi ai corsisti di far visita al Fedeli a Firenze, presi il mio furgone e con i ragazzi andammo a visitare la sua bottega.
Il suo laboratorio si trovava nel viale Raffaello Sanzio a San Frediano in Firenze, esternamente non dava l'idea del restauratore di altissimo livello, infatti la figura che ci hanno inculcato nella mente è quella del restauratore come si vede nelle pubblicità camici bianchi ambienti sterilizzati, e con la puzza sotto il naso, tipo quelli dell'Opificio delle Pietre Dure sempre in Firenze. Entrammo invitati dal maestro e ci trovammo di fonte ad un ambiente tipico delle botteghe artigiane con un po' di confusione ma al suo interno c'erano delle opere che ti lasciavano il fiato in sospeso dalla importanza, sembrava di entrare nella bottega dei grandi maestri rinascimentali come quella del Ghirlandaio o del Verrocchio come se il tempo si fosse fermato a quella stupenda primavera del quattrocento. Cristi Madonne e Santi, cori intarsiati statue mobili tutte opere di grande importanza erano a riprendere colore e forma nella sua bottega. Chiaramente non è che era solo a lavorare visto la grande mole di opere da rimettere a posto ma era coadiuvato da restauratori specifici per ogni materia.

 Si rimane male o diciamo esterrefatti quando siamo abituati a vivere in un contesto come il mio paese che nei nostri laboratori al massimo restauriamo qualche mobile di bella fattura ma nella maggior parte dei casi rimettiamo a posto madie e vetrinette.  Dopo la visita andammo a pranzare e tra un bicchiere e un altro io gli parlavo di quello che facevo e di che cosa ero appassionato. Scoprii che avevamo una passione in comune sulla tarsia rinascimentale e gli dissi anche delle mie idee al tal proposito trovai in lui una persona che la vedeva come me, nel fatto di riproporre la tarsia prospettica-pittorica in chiave moderna.   Non so il perché ma il Fedeli mi propose di partecipare ad un progetto sulla riscoperta di questa tecnica in chiave moderna. Il progetto era quello di creare una collezione di mobili disegnati dal famoso design Ettore Sottsass ed eseguiti da Fedeli, visto le mie capacità per l'arte della tarsia lignea mi propose di collaborare alla esecuzione di alcuni mobili della importante collezione. Accettai, anche se dentro di me sudavo freddo visto l'importanza dei lavori commissionatomi, sperando di essere all'altezza. La collezione uscì e credo che risultò un buon lavoro.
prototipi  della collezione eseguiti nella mia bottega
  Di questa collezione carpii qualche idea i cubi come contenitori e specialmente dal settimino girevole che aveva il problema della staticità, infatti dondolava pericolosamente. Come ho sempre fatto io investo il mio tempo anche per divertirmi e a sperimentare e proporre nuove cose. Pensai di costruire un ibrido, e come ho descritto in apertura di questo mio ricordo, costruii un mobile formato da cubi girevoli rinchiusi da una intelaiatura cubica che rendevano stabile il mobile. Il manufatto lo presentai alla Mostra dell'Artigianato del mio paese sapendo bene che tanto un giorno dovevo trovare un posto in casa mia per dargli una collocazione definitiva, visto che era sicuramente impossibile venderlo.
Passò un annetto e il mio amico Leo Milanesi funzionario della CNA mi propose di partecipare ad un premio Nazionale chiamato Artigianarte di Cascina che riguardava elaborati costruiti in legno. Focalizzai subito il mio mobile come prescelto a questa manifestazione, pensando che non c'era cosa migliore per questo tipo di manufatto che si adattava più di altri mobili riediti del passato a partecipare ad un concorso di questo genere, quindi accettai e mandai la domanda di partecipazione.
la premiazione

Con mia grande soddisfazione vinsi il primo premio e scusatemi la presunzione, io ci avevo creduto dal primo giorno, perché il mobile aveva tutti i connotati per vincere, per innovazione cultura storica ed esecuzione. La mia più grande soddisfazione infatti è stata quella che la commissione giudicatrice mi ha detto verbalmente che il voto era stato unanime capendo i presupposti e l'intenti che io avevo pensato e progettato per la realizzazione del prototipo.


Forse al sunto di questo racconto non so se sono stato veramente io a creare questo mobile ho i personaggi che ho citato in questo mio piccolo ricordo. Anghiari giovedì 22 dicembre 2005
 Mastro Santi Del Sere

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