24 mar 2013

la scelta di chiamarmi Mastro Santi




Inoltre questa tecnica rivalutava il mio pensiero sulle arti applicate. Comunemente il giudizio su un artigiano capace è sempre quello: “lei ha le mani d'oro”, come a dire che le mani sono mosse da sole per il dono di natura, ma staccate da ogni cognizione di tipo intellettuale. Per dire il vero io le mani collegate al cervello le ho sempre avute, e non ho mai sopportato questa affermazione derivante dalla filosofia platonica di dividere il corpo in settori distinti, e di conseguenza definire  arti Liberali quelle di chi lavora con il cervello e Meccaniche quelle di coloro che adoperano prevalentemente le mani.
Forse è con questa tecnica che ho scoperto di essere un uomo rinascimentale nel ventesimo secolo.
La mia dipartita forzata da insegnate mi dette degli stimoli di rivincita, e quale modo per riscattarmi? Lavorare e far vedere quello che ero in grado di fare. L'insegnamento era perso definitivamente e dopo qualche anno aprii bottega con il nome di Mastro Santi. Sembra un po' presuntuoso darsi del maestro da solo, ma l'idea di questo nome mi venne per due motivi: un po' per riscattare un nome che mi è sempre pesato da quand'ero adolescente, specialmente quando ti presentavi ad una ragazza. Chiamarsi Santi o Santino non è che cambiasse molto, forse era più facile chiamarsi Paolo, facevo sicuramente più colpo. Inoltre pensai di dare alla ditta questo bel nome tipico toscano ereditato dal mio nonno, perché sa di antico e richiama i vecchi mastri di una volta. A almeno servirà a qualcosa, pensai.
La mia attività continua nella bottega dove restauro, intaglio, ricostruisco mobili, qualche volta dipingo, lavoro la creta, disegno al computer; insomma fin che posso mi diverto lavorando.
E in questo ambiente  mi è presa voglia di scrivere alcuni consigli sulla tecnica della tarsia.

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