25 feb 2013

la bottega di mio zio "gnaso"


La bottega di Gnaso era un fondo adibito a laboratorio: una sola presa di corrente per azionare gli attrezzi elettrici e due lampadine, che venivano accese una alla volta a seconda dell'esigenza. Questa era la tecnologia di laboratorio.
Annibale e Walter vestiti di tutto punto durante
 la loro prima comunione

La “bottega” fondo adibita a laboratorio era costituita in prevalenza da utensili di vario tipo azionati con propulsore a mano; il segone, la sega a telaio, la sega piccola a nastro, le varie pialle (da quella grossa allo sgrossino), un tavolo da falegname e i vari ferri da lavoro come lime, raspe e qualche scalpello di dimensioni diverse. C'erano anche delle mensole poste una accanto all'altra. In una erano sistemati tutti i prodotti per il restauro: gomma lacca, alcol, lana d'acciaio ecc. sull' altra si conservavano le macchine elettriche, un trapano e una scartatrice orbitale.
Ora che mi ricordo c'era anche una mola attaccata al muro, quindi le prese erano due, tutte attaccate in parallelo alla presa principale. 

Nei muri erano infissi dei chiodi dove venivano attaccate delle sagome di compensato tratte da modelli di mobili e sedie originali, che servivano da modello per ricostruzioni. 
mastro santino con i miei maestri Cioni e Tavanti
durante la festa di carnevale
Nella parete, messi in maniera disordinata, erano attaccate delle foto incorniciate alla meglio che raffiguravano il mio povero babbo Laurino, il mio povero zio Berto in divisa militare durante la campagna di Russia, il mio povero nonno Santi in tenuta da militare della prima guerra mondiale e infine i miei fratelli Annibale e Valter vestiti di tutto punto durante la loro prima comunione. Mi sono sempre domandato perché non c'ero nell'album dei ricordi. La Settimia mi ha ricordato che c'ero anch'io in una foto alle scuole elementari, durante la festa di carnevale. A dirla tutta mancava anche il Cristo che è sempre presente nei posti di lavoro; l'assenza dell'iconografia religiosa era dovuta al fatto che mio zio era di pensiero politico comunista e quindi contrario all'istituzione eclesiastica. Sicuramente l'immagine sacra non l'aveva apposta anche per rispetto, perché l'intercalare corrente da buon toscano era la bestemmia a fini di “bene”, non con cattiveria; appunto un intercalare tra una parola e l'altra per colorire più il discorso. Questa era la funzione dell' improperio.
In fondo alla stanza infine erano radunate tavole di legno di varia essenza, alcune parti di mobili smontati che servivano da pezzi di ricambio, una carretta di colore rosso minio che serviva per mezzo di trasporto. 
Questo era la bottega di mio zio Gnaso.

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